OHANA #significafamiglia

Campagna di informazione sull’omogenitorialità
Scritta e realizzata a cura di Meladailabrianza
Fotografie realizzate a cura di Manuela Liotto
Support: Bloom, Arci Blob, Arci Acropolis, Gaia 360°, Famiglie Arcobaleno.

   
   
Meladailabrianza presenta “OHANA significa famiglia”, una campagna di informazione e sensibilizzazione sul tema dell’omogenitorialità che si pone come fine l’abbattimento degli stereotipi che circondano il desiderio delle coppie omosessuali di creare una famiglia e di diventare genitori, portando a testimonianza ricerche scientifiche la cui attendibilità è comprovata e che suffragano ampiamente la possibilità di un bambino di crescere in modo sano con genitori omosessuali.

Michel Foucault nel 1978 scrisse: «Se si vedono due omosessuali, o meglio due ragazzi che se ne vanno insieme a dormire nello stesso letto, in fondo li si tollera, ma se la mattina dopo si risvegliano col sorriso sulle labbra, si tengono per mano, si abbracciano teneramente, e affermano così la loro felicità, questo non glielo si perdona. Non è la prima mossa verso il piacere ad essere insopportabile, ma il risveglio felice».

A questo proposito, Vittorio Lingiardi (psichiatra e psicoanalista italiano, professore ordinario di Psicologia Dinamica presso la Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma) in Le Cose Cambiano scrive : «Se in passato, lo scandalo era la “devianza”, oggi ciò che preoccupa e spaventa, fino all’odio, è la possibilità di una normalità omosessuale e della sua realizzazione affettiva, familiare».

Nel 2011 l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) ha condotto, per la prima volta, una rilevazione statistica nella quale sono state rilevate le opinioni e gli atteggiamenti dei cittadini nei confronti della popolazione omosessuale e transgender, nonché le difficoltà che questi ultimi incontrano nella famiglia e nella società. I dati, resi noti nel 2012, mostrano che il 62,8% dei rispondenti è d’accordo che una coppia di omosessuale possa avere per legge gli stessi diritti di una coppia eterosessuale sposata, ma ben l’80% è contrario alla possibilità che una coppia omosessuale possa adottare dei figli.

Questa resistenza è dovuta in parte al fatto che nella cultura occidentale, il modello di famiglia nucleare è assai radicato e il sistema di valori in uso porta spesso le persone a pensare che l’eterosessualità e il matrimonio siano gli unici presupposti possibili per poter avere o crescere figli.

Tuttavia negli ultimi cinquant’anni la società è profondamente mutata e ora ci si trova di fronte ad un pluralismo di forme di famiglia che rende impensabile darne una definizione univoca. Tra le tante, ci sono quelle famiglie composte da una coppia omosessuale o altre in cui uno solo dei due genitori è omosessuale. Dato il pensiero radicato a livello culturale e la realtà di queste famiglie, in molti si chiedono se una famiglia composta da una coppia omosessuale possa essere un contesto capace di garantire tutto ciò che un bambino necessita per crescere in modo sano. Spesso il pensiero di una coppia omosessuale che alleva un figlio risulta incomprensibile e disturbante per molti.

Le famiglie omogenitoriali, invece, costituiscono una realtà e non un’ipotesi, una realtà vasta e variegata: come testimoniano le associazioni italiane delle famiglie omogenitoriali (Famiglie Arcobaleno e Rete Genitori Rainbow), in Italia circa centomila minori crescono con almeno un genitore omosessuale. L’attuale sistema legislativo italiano non riconosce in nessun modo l’omogenitorialità, negando totalmente al genitore non biologico i diritti e i doveri consueti nei confronti del figlio.

Sfortunatamente in Italia, «Il tema della genitorialità omosessuale è di solito affidato a ideologie o visceralità di politici il più delle volte impreparati», come sottolinea Vittorio Lingiardi: da ciò nascono diffuse forme di discriminazione e stigmatizzazione e la conseguenza è una totale assenza di legislature in merito. Lo stereotipo più radicato riguarda la necessità di un bambino di avere un padre e una madre nel senso biologico del termine. Altrettanto forte, anche, la convinzione che una coppia omosessuale, che desideri un figlio, non abbia fatto i conti con i limiti che la sua condizione pone.

Esistono poi tutti quei pregiudizi che promuovono luoghi comuni relativi all’orientamento omosessuale: gli omosessuali non sono in grado di crescere un figlio, le lesbiche sono meno materne delle altre donne, i gay sono dei pedofili.

Infine da non dimenticare l’immaginario collettivo in cui le relazioni omosessuali maschili sono meno stabili di quelle eterosessuali e quindi non offrono garanzia di continuità familiare e anche, l’idea preponderante che i figli di persone omosessuali avrebbero maggiori problemi psicologici di persone eterosessuali e che diventino più facilmente omosessuali.

“OHANA significa famiglia” nasce con lo scopo di abbattere stereotipi, pregiudizi e ideologie tramite un’informazione basata su dati scientifici, frutto di anni di ricerche.

Nel 1994 Monica Bonaccorso, antropologa, nel libro “Mamme e papà omosessuali” afferma che anni di studi dimostravano che l’orientamento sessuale del genitore non interferisce nella qualità della relazione genitore-figlio, che può essere invece disturbata dall’omofobia interiorizzata dai genitori stessi.

Nel 2011 l’Associazione Italiana di Psicologia dichiara: «Le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale sul rapporto fra relazioni familiari e sviluppo psicosociale degli individui. Infatti i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psicosociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno. In altre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori, adottivi o no che siano, a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano. In particolare, la ricerca psicologica ha messo in evidenza che ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi siano conviventi, separati, risposati, single, dello stesso sesso. I bambini hanno bisogno di adulti in grado di garantire loro cura e protezione, insegnare il senso del limite, favorire tanto l’esperienza dell’appartenenza quanto quella dell’autonomia, negoziare conflitti e divergenze, superare incertezze e paure, sviluppare competenze emotive e sociali. L’Associazione Italiana di Psicologia invita i responsabili delle istituzioni politiche, sociali e religiose del nostro paese a tenere in considerazione i risultati che la ricerca scientifica ha prodotto sui temi in discussione».

Il 17 marzo 2012 , in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi conferma «la necessità di riconoscere come irrinunciabile e indispensabile la possibilità degli omosessuali di vivere desideri, affetti, progetti di vita e genitorialità senza bisogno di nascondersi o temere o subire discriminazioni e aggressioni».

La Melbourne University ha avviato “The Australian Study of Child Health in Same-Sex Families” che si prospetta essere la più ampia ricerca al mondo sul tema. È iniziata nel 2012 e si concluderà nel 2014 e coinvolge 500 minori tra i 2 mesi e i 17 anni e 315 genitori (80% donne, 18% uomini e 2% di altro genere) tra gay, lesbiche, bisex e queer che hanno compilato online o via mail il Child Health Questionnaire, riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale. Lo scopo è misurare il benessere fisico, mentale e sociale dei bambini che vivono in questo ambiente. Tra gli obiettivi c’è anche quello di studiare il ruolo della discriminazione sul loro sviluppo. Cinque gli indicatori utilizzati: autostima, emotività, tempo trascorso con i genitori, stato di salute e coesione familiare. «I primi risultati - si legge sull’interim report - suggeriscono che i bambini hanno uno sviluppo normale e ottengono dei punteggi più alti dei coetanei in tema di benessere e coesione familiare per via delle discriminazioni cui sono sottoposti».

Il 20 marzo 2013 l’American Academy of Pediatrics (Aap) pubblica un importante documento in cui ribadisce le conclusioni di una ricerca pubblicata nel 2006:«Adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, siano essi uomini o donne, etero o omosessuali, possono essere ottimi genitori». Ed inoltre afferma: «Nonostante le disparità di trattamento economico e legale e la stigmatizzazione sociale, trent’anni di ricerche documentano che l’essere cresciuti da genitori lesbiche e gay non danneggia la salute psicologica dei figli e che il benessere dei bambini è influenzato dalla qualità delle relazioni con i genitori, dal senso di sicurezza e competenza di questi e dalla presenza di un sostegno sociale ed economico alle famiglie». Motivo di più, conclude l’Aap, per sostenere definitivamente la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Negli ultimi anni le più grandi associazioni americane e inglesi di psicologia e psichiatria, l’American Psychological Association, l’American Psychiatric Association e la British Psychological Society, dopo anni di studi e ricerche, si sono pubblicamente schierate a favore del diritto al matrimonio e all’adozione per i cittadini LGBTQI. Love makes a family è il titolo di una pubblicazione dell’American Psychological Association, la cui copertina mostra una coppia di donne con le loro figlie.

L’American Psychoanalytic Association risponde a chi sostiene che avere genitori omosessuali è contro l’interesse del bambino: «È nell’interesse del bambino sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti, capaci di cure e di responsabilità educative. La valutazione di queste qualità genitoriali dovrebbe essere determinata senza pregiudizi rispetto all’orientamento sessuale».

In Francia, cinquecento psicoanalisti nel 2012 hanno firmato una petizione a favore del “matrimonio per tutti” e della possibilità di adozione per le persone omosessuali. Alla luce di questi studi non si può rimanere ciechi di fronte ad un panorama estremamente variegato di famiglie: questi dati vanno diffusi, la popolazione va informata perché, come afferma Giuseppina la Delfa (presidente dell’Associazione Genitori Arcobaleno): «Il vero e unico pericolo per i nostri figli sono solo le dichiarazioni fatte su basi oscure e presentate in trasmissioni becere e inutili. Gli unici danni fatti ai nostri figli sono il pregiudizio e l’ignoranza nutrita da altro pregiudizio e da altra ignoranza».

Meladailabrianza con “OHANA significa famiglia” vuole porre l’attenzione alla necessità di leggi e diritti che garantiscano e tutelino il diritto alla famiglia.

Sui manifesti della campagna quella che viene raccontata è una storia. La storia di una coppia, come tutte: raggiunta la stabilità, i sogni si allargano. “Noi ci amiamo e … Abbiamo preso casa, ora scegliamo i mobili. Abbiamo cambiato macchina, ora è più grande. Abbiamo dipinto la cameretta, ora aspettiamo un bambino”. In poche righe viene narrata l’evoluzione di un amore, che ogni giorno si fa più forte, più stabile e più grande a ogni conquista. Date forza e robustezza alle fondamenta del futuro, le coppie omosessuali sono in attesa, l’attesa di un cambiamento nella società e negli interlocutori a cui la richiesta stessa di avere un bambino è rivolta. L’attesa di un figlio come simbolo del limbo in cui molte coppie omosessuali sono costrette a vivere non potendo realizzare appieno il proprio progetto di vita e d’amore.
Meladailabrianza è questo che reclama: il giusto termine di quest’attesa.




L’11 gennaio 2013 la Corte di Cassazione italiana ha emesso una sentenza, affermando che sia un mero pregiudizio sostenere che «sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale». Così è stato confermato dalla Prima sezione civile l’affidamento esclusivo di un bambino alla madre, la quale convive con un’altra donna: La Cassazione, ha sottolineato che alla base del ricorso che sosteneva la tesi delle ripercussioni che avrebbe avuto sul bambino crescere inserito in una famiglia gay «non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio».

Tribunali e società già, quindi, riconoscono diritti che invece la legislazione ignora.
L’invito è dunque quello che i partiti politici prendano atto di questa sentenza e della necessità della realtà omosessuale di poter creare una famiglia e che adeguino i loro programmi e le loro prospettive ad una realtà che ormai non può più essere lasciata senza tutele e normative.

Con questa campagna, Meladailabrianza si augura che prima o poi tutti abbiano la possibilità di “un risveglio felice”.

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