giovedì 29 maggio 2014

#iocimettolafaccia: ELVIRA RIBOLA __________ Avere una fidanzata, ritrovarsi una ex omofoba

Questa storia è diversa da quelle che abbiamo raccolto finora. 
A raccontarsi e a metterci la faccia è Elvira, una venticinquenne di Bergamo impegnata ed intelligente. Con due occhioni che sono tutto un programma.
Quello che è venuta a scrivere sembra buon materiale per un film, ma invece purtroppo questi brutti scherzi qualcuno glieli ha tirati davvero nella vita.
Fidanzata felicemente con una donna con lunghi capelli ricci e occhi azzurri come il cielo
, Elvira viene lasciata dalla sua ragazza per un uomo.
Come se ciò non bastasse, questa ex fidanzata diventa omofoba, rinnegando quindi il suo stesso passato e insultando ed inveendo contro l'omosessualità. 
E sì, poi? Nient'altro? Manca solo aprire un sito di raccolta per storie di altri ex gay italiani e le ha fatte tutte.
Sì, perché tutto questo sembra di averlo già sentito. O almeno letto.

Sembra.


Cominciamo come sempre, il galateo è importante. 
Prima le presentazioni: chi sei? Cosa fai nella vita?
Mi chiamo Elvira Ribola, ho 25 anni e nella vita di noioso lavoro di divertente faccio parte di Bergamo contro l'omofobia e del comitato Rompiamo il silenzio.

Ora cominciamo sul serio. Perché sei qui, sul blog di Meladailabrianza?
Sul blog ci sono perché nella vita bisogna avere coraggio e per chiedere diritti bisogna metterci la faccia. Qua a Bergamo scendiamo nelle piazze con rompiamo il silenzio, ma credo sia giusto farlo anche in Internet dato che è il mezzo di comunicazione più usato dai giovani e, come dico sempre io, l'informazione e la comunicazione se usata male può arrecare danni a molti.

Metterci la faccia abbiamo visto che è tanto importante quando difficile: perché hai deciso di metterci la faccia e raccontare la tua storia?
Ho deciso di metterci la faccia dopo aver ricevuto attacchi omofobi da gruppi che parlano di omosessualità curabile di cui fa parte una persona che per me è stata importante, ma che ora è finita dalla parte opposta alla mia in quelli che attaccano in continuazione l'omosessualità.

Un momento molto importante della vita è il proprio coming out: quando è stato e qual è stato il tuo coming out più importante? 
Il mio coming out con gli amici è avvenuto a 13 anni mi pare, al mondo (diciamo quando ho smesso di dare importanza agli estranei) e alla mia famiglia è stato dopo la fine della mia ultima storia a Ottobre.

Abbiamo raccolto molte storie di coppia e d’amore. Com'è stato per te vivere il tuo amore?
Più che come è iniziata, come è finita. Sono stata sei anni con una ragazza, lei aveva sempre avuto ragazzi prima e questo mi spaventava, infatti è finita che mi ha lasciato per un ragazzo e ha deciso di dichiararsi lesbica guarita e aprire una pagina omofoba. E' stato difficile per la paura dei giudizi, le ho fatto mancare molto. Questo credo che negli anni ci abbia fatto allontanare. Credo sia il rancore ad averla portata a negare il suo passato i ragazzi che ha avuto per potersi scagliare contro l'omosessualità. Questo comunque mi ha portato a capire chi sta dietro gli insulti ed avere il coraggio di dichiararmi e raccontare la mia storia, scendere in piazza a lottare per i miei diritti ed essere consapevole e felice di chi sono.

L’abbiamo chiesto a tutti e lo chiederemo anche a te: vuoi lasciare un augurio a chi ci legge…
A quelli che leggono la mia storia voglio dire di essere forti, l'omosessualità non è una malattia: sono le persone che additandoci e insultandoci vogliono farci sentire sbagliati, ma grazie alla mia famiglia e i miei amici ho capito che io mi devo distinguere per il buono che faccio in questa società, non per chi amo. Sorridete, stringete i denti: chi vi insulta non merita le vostre lacrime nè il vostro tempo. Vivete liberi dai pregiudizi. Siate fieri di voi e siate voi stessi: chi vi insulta è un infelice, non lasciate che vi contagi.


martedì 27 maggio 2014

#iocimettolafaccia: ROBERTO BAGAZZOLI

Naturalezza. E' questa la parola chiave della storia di Roberto.
Già perché basta farsi conoscere per "dimostrare che noi gay non siamo dei “marziani”".


Cominciamo con le presentazioni. Chi sei? Quanti anni hai? Cosa fai nella vita?
Mi chiamo Roberto ho 49 anni nella vita faccio lo Speaker Radiofonico e sono pubblicista.
Sono Marchigiano ho vissuto 7 anni a Roma con il mio ex compagno e da 3 vivo in Brianza a Cavenago con il mio compagno Paolo e il nostro cane Briciola, un meticcio pura razza di strada.

Ora, per conoscersi meglio.
Dove sei nato e cresciuto? Com'è stata la tua adolescenza?
Sono nato ad Ancona da padre romano e mamma pesarese, siamo sempre stati un po' girovaghi in quanto mio padre è stato comandante dei carabinieri, poi nel 1977 ci siamo fermati a Monte San Giusto in provincia di Macerata dove ho frequentato le scuole primarie e il primo anno di Ragioneria. Sempre per lo studio mi sono trasferito a Pesaro con i nonni materni dove ho completato gli studi di Ragioneria e poi mi sono iscritto a Giurisprudenza ad Urbino, dove dopo due anni ho smesso di studiare per la morte di mio padre. I primi anni li ho vissuti in questo piccolo paese che negli anni 70 è stato la culla della produzione calzaturiera italiana, educazione rigida ma anche privilegiata, ero sempre il figlio del comandante dei Carabinieri del posto. La seconda parte della mia vita l'ho vissuta a Pesaro molto più da “indipendente” con mia nonna che è stata sempre una “illuminata” sul fronte dell'educazione ed era ben disposta nel dare “fiducia” in quelle che potevano essere le scelte quotidiane.

E ora che sei grande, com'è la vita? 
E come la riempi?
Oggi sono un uomo sereno e appagato, ho una famiglia che è il mio “porto sicuro” e il tutto vissuto con grande naturalezza. Lavoro a Radio Reporter di Milano, ma anche a Radio Sabbia di Riccione (ho lo studio in casa), ho una mia webradio che si chiama Stereo Pesaro. Sono direttore Responsabile di una testata “On Line” che si chiama Pesaro Prima e trovo tempo di fare lo speaker in alcuni siti di aggiornamento professionale per alcune importanti aziende Italiane. Convivo con Paolo da 3 anni e stiamo insieme da 4, Briciola è arrivata dal canile un anno e mezzo fa.

Quando è stato e (soprattutto) qual è stato il tuo coming out più importante?
Il Coming out più importante l'ho fatto a me stesso con l'aiuto di un'analista, uscivo da 10 anni di matrimonio ed era ora mettessi un po' di ordine nella mia vita. Le prime persone con cui ho parlato sono state Luigi (amico di una vita) che mi trovò a piangere dietro la porta di uno studio radiofonico a causa della mia prima ”cotta”, poi è stata la volta di mio fratello, mia cognata e mia madre, con lei non è stato semplicissimo, solo perché si è fatta e mi ha fatto un sacco di domande, ha cercato di capire se fosse colpa sua. Milioni in lire di colazioni e un solco sul lungomare di Pesaro dove andavamo a passeggiare e chiacchierare.

Meladailabrianza dice sempre che “Per ottenere diritti, bisogna avere visibilità; per avere visibilità, bisogna metterci la faccia”. Tu che significato dai al “metterci la faccia”?
"Metterci la faccia", per me, è vivere la mia condizione di omosessuale con estrema naturalezza. Io credo che contro l'ignoranza si possa rispondere essendo se stessi ed essere un esempio. Mi spiego meglio, a me capita spesso di avere amici che mi dicono tu e Paolo siete così normali nella vostra vita di coppia. Insomma riusciamo a dimostrare che noi Gay non siamo dei “marziani” e che oltre al “folklore” ci sono anche delle “persone”.

Un episodio in cui ci hai “messo la faccia”?
Racconto un esempio negativo, fino al mio arrivo a Milano mi è capitato di incontrare delle persone che non mi hanno mai fatto pesare la mia condizione. Sono partito da Roma e avevo già un colloquio di lavoro “in mano”. Superato il provino, mi hanno parlato dei termini di contratto e poi per 15 giorni silenzio. Mi è stato dato un appuntamento in cui il direttore Artistico di una stazione Radio milanese molto importante mi ha detto che non avrei avuto quel posto perché ero gay. Ho incassato malissimo quel colpo poi ho trovato persone che della mia vita privata non si interessano granché, ma mi hanno valutato per la mia professionalità e hanno successivamente chiamato nel gruppo di lavoro anche il mio compagno anche lui radiofonico.

Un augurio o auspicio da lasciare a chi ci legge…
Che molto presto prevalga il senso civile e il rispetto per Gay, Lesbiche, Trans, Transgender. Mi auguro che si possa fare più “movimento” che feste. In America la comunità Gay è una potenza di cui la politica ha soggezione. Ecco cosa mi auguro. Che si possa discutere dei diritti della coppia sposata o meno. Perchè io sono di quelli che non ritiene importante il matrimonio come istituzione, noi lo siamo senza bisogno che ci siano terzi a sancirlo. Vorrei però acquisire i diritti di un familiare e non di un “tollerato”.


venerdì 9 maggio 2014

17/05, SELFIE GRATIS: NO ALL'OMOTRANSFOBIA

Ormai lo sanno tutti, cosa dice Meladailabrianza.

Per ottenere diritti, bisogna ottenere visibilità.
Per ottenere visibilità, bisogna metterci la faccia.

E metterci la faccia è GRATIS.


In occasione della Giornata Internazionale contro l'Omofobia, la Bifobia e la Transfobia di quest’anno Meladailabrianza organizza un flashmob presso Piazza dell’Arengario a Monza durante il quale a partire dalle 15:30 verranno raccolti fotografie e autoscatti all'insegna dello slogan “#iocimettolafaccia”.

L’iniziativa ha il titolo “Selfie Gratis” e rimarca ancora una volta il grande valore che Meladailabrianza dà al tema della visibilità. Meladailabrianza chiederà a chi passerà dal luogo del flashmob di partecipare con una foto per dire no all’omotransfobia.

Fin dalla sua nascita, Meladailabrianza ha fatto della visibilità il suo cavallo di battaglia: un’occasione come quella della Giornata Internazionale contro l'Omofobia non può che permettere di ribadire quest’idea. 

Questa ricorrenza è stata istituita nel 2007 e il 17 Maggio è stato eletto come data simbolo poiché coincide con la rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella Classificazione Internazionale delle Malattie pubblicata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (1990): questo traguardo non deve essere dimenticato poiché, citando Carlo Gabardini e il suo ultimo video, è importante sottolineare come l’omosessualità non sia una malattia. Conoscere e farsi conoscere permette di abbattere i pregiudizi e di combattere gli stereotipi: metterci la faccia rende forti e liberi. 

Meladailabrianza non smetterà mai di ripeterlo.


mercoledì 7 maggio 2014

#iocimettolafaccia: STEF SANNINO

Una fidanzata, due cani e una gatta. Questa è la famiglia di Stef.
Che qui racconta di sè, della sua vita e dei suoi progetti di vita con Silvia.

All'orizzonte un matrimonio all'estero, aveva detto Silvia.
Ma Stef ha spifferato la location.



Cominciamo con le presentazioni. 
Chi sei? Quanti anni hai? Cosa fai nella vita? 
Mi chiamo Stefania e ho 28 anni. Da circa un anno e mezzo lavoro per una società di consulenza, un lavoro che mi appassiona tantissimo, che mi permette di interfacciarmi costantemente con persone, problemi e realtà nuove ma che mi “toglie” tantissimo tempo. A seguito di un corteggiamento estenuante, alla fine ce l’ho fatta e sono due anni e mezzo che convivo con la mia fidanzata Silvia, i nostri due cani e la nostra gattina a Milano, dove abbiamo preso casa circa un anno fa.

Ora, per conoscersi meglio. 
Dove sei nato/a e cresciuto/a? Come ‘è stata la tua adolescenza? 
Sono nata a Napoli e ci ho vissuto fino a 23 anni. Poi, terminata la triennale, ho deciso di fare gli ultimi due anni di specialistica a Milano con la promessa che, il giorno dopo la laurea, sarei tornata nella mia terra. La mia adolescenza? Non credo ci sia molto da dire. Sinceramente ho avuto una famiglia molto presente e questo ha fatto sia si che non mi mancasse mai nulla, sia che la mia adolescenza e la mia crescita fossero spesso “controllate” dai miei genitori. Ecco, diciamo che non sono una di quelle ragazze che possono dire di aver bruciato le tappe. Ma sono cresciuta serena, amata, stimolata, seguita e quindi non ho veramente nulla di cui lamentarmi. Nello stesso tempo, però, negli anni ho sviluppato un sano/insano desiderio di libertà e credo che la scelta di terminare gli studi fuori sia stata influenza in parte anche da questo. Il mio spostamento a Milano ha significato una miriade di cose. Inizialmente ero spaventata, sempre in casa, sempre con il mio coinquilino e amico di una vita, sempre con ragazzi dell’università e quasi tutti i week-end di ritorno a Napoli. Poi una frase di mio padre mi ha fatto riflettere (cito testualmente): “No, a papà, non puoi tornare anche questo week-end. Hai scelto di andare a Milano e se continui a tornare sempre a casa questa esperienza non la vivrai mai pienamente. È una gioia vederti ma non tornare, prova a vivere veramente lì”. All’inizio ho vissuto male quella frase ma ricordo nitidamente la sensazione di libertà che sentii quello stesso week-end, quando decisi di ascoltare il consiglio di mio padre e andai a ballare, da sola. Lo so che è una cosa da sfigati, me ne rendo conto. Però da quel momento in poi è iniziata la mia vita a Milano, quella stessa vita che è riuscita a farmi realmente crescere, a farmi fare le prime vere esperienze, a farmi sbagliare e a farmi rendere conto che quella volta avrei dovuto alzarmi da sola. Le prime sbronze, le prime albe, le prime follie. A Milano devo tantissimo. A Milano devo certamente la persona serena e consapevole che sono oggi. Quella che riesce ad essere un maschiaccio a testa alta. Quella che riesce a legarsi i capelli e ad indossare pantaloni da uomo senza sentirsi a disagio. Quella che adesso sa uscire e sa quando è ora di tornare. Quella che conosce la responsabilità, personale ed emotiva. Milano mi ha fatto cadere talmente tante volte che non riesco più neanche a contarle ma mi ha sempre dato la possibilità di rialzarmi, senza giudizi. Mai. Nonostante tutto questo, con il passare degli anni, la nostalgia di casa (Napoli) si è fatta sempre più forte. 

E ora che sei grande, com'è la vita? 
E come la riempi? 
E ora che sono grande, lavoro e amo. Si, questa è la mia vita. Mi sento completa, felice e soprattutto serena e realizzata. Il mio lavoro mi impegna veramente tantissimo e mi porta a stare molto tempo fuori ma sapere di poter tornare a casa ed avere Silvia e tutta la prole ad aspettarmi è un qualcosa di veramente indescrivibile. Da un mese e mezzo sono a Napoli per lavoro e sabato scorso sono andata a prendere tutta la famiglia a Milano e ci siamo trasferite in una piccola casetta di fronte al mare. Le due randagie canine sono felicissime, passano la giornata a chiedere di andare in spiaggia. Io sono la donna più felice del mondo perché Napoli l’adoro sopra ogni cosa e desideravo enormemente tornare “in patria”. Silvia si sta ambientando e sta dando una possibilità alla mia terra che ama ma che nello stesso tempo odia per quanto male viene trattata. Il programma per il prossimo week-end è passare giornate intere fuori casa, tra corse in spiaggia, cene sul mare, amici e amore. E intendiamo fare questo per molto, molto, moltissimo tempo. Ma dove la trovo un’altra donna che per amor mio e della nostra famiglia, mette da parte anche un po’ se stessa per seguirmi?

Quando è stato e (soprattutto) qual è stato il tuo coming out più importante? 
Di coming out ne ho fatti veramente tanti. Non so perché, nonostante io abbia scritto in fronte “omosessuale”, la gente fatichi ad accorgersene e aspetti sempre che sia io a rivelare loro la grande verità. Scherzi a parte, quello più importante è stato sicuramente quello con mio fratello anche se, diciamoci la verità, è stato più lui a dire a me che già lo sapeva che io a lanciarmi in una coraggiosa affermazione del mio io. Lo considero il più importate perché dicendolo a lui, l’ho detto anche a me stessa. Mi sono ascoltata raccontare chi sono. La sua reazione tranquilla, la sua complicità ed il suo appoggio mi hanno fatto sentire per la prima volta “normale”, o meglio, non sbagliata. Da quel momento ho cominciato a respirare. A capirmi. Ad accettarmi e con gli anni a volermi un gran bene. Soprattutto grazie a quel coming out, oggi Silvia ed io siamo una coppia completamente riconosciuta anche dalla mia famiglia. Pensate che per scegliere la casa a Napoli, Silvia è stata una settimana 24/24 con mia madre in giro per la città mentre io ero a lavoro. E lei continuava a dirle “resta quanto vuoi, sei una di famiglia, questa è casa tua”. 

Meladailabrianza dice sempre che “Per ottenere diritti, bisogna avere visibilità; per avere visibilità, bisogna metterci la faccia”. Tu che significato dai al “metterci la faccia”? 
Non credo ci sia bisogno di vestirsi con la bandiera della pace e andare in giro su un carro per metterci la faccia. Credo che semplicemente significhi essere se stessi ogni singolo giorno. E se si è omosessuali, essere anche quello nel totalmente rispetto degli altri e del proprio io. Anche questa vostra iniziativa è un modo come un altro di metterci la faccia. Ed io ce la metto. Così come ce la metto tutte le volte che non mi nascondo, o tutte le volte che esco per mano con Silvia, che parliamo agli altri (conosciuti e non) come una coppia, che raccontiamo di noi come di una famiglia, con componenti con qualche zampa di troppo, ma pur sempre una famiglia.

Un episodio in cui ci hai “messo la faccia”? 
Sicuramente quando l’ho detto ai miei colleghi e quando ho presentato loro Silvia. Non potete capire come mi sono sentita leggera e stupida allo stesso tempo nell’aver aspettato così tanto. Ci facciamo sempre tremila problemi, abbiamo sempre poca fiducia nel prossimo, partiamo costantemente dal presupposto di avere di fronte bigotti e ignoranti quando nella maggior parte i primi bigotti siamo noi. Se dessimo più opportunità agli altri di conoscere il “nostro mondo”, probabilmente le cose cambierebbero molto più velocemente.

Un augurio o auspicio da lasciare a chi ci legge… 
Annunciazione, annunciazione: Silvia ed io contiamo di sposarci il più presto possibile a NY, Long Island per la precisione. Con pochi amici e con le nostre famiglie. Un fotografo, un bouquet e un rinfresco tassativamente vegano. Saremo entrambe vestite di bianco ma solo lei porterà l’abito nuziale e riuscirà ad essere ancora incredibilmente più bella. Sogno un napoletano con un mandolino a farci la “posteggia” ma non si può avere tutto dalla vita. L’auspicio che mi sento di lasciare a chi legge e di non dover fare milioni di milioni di milioni di milioni per consacrare il vostro sentimento e per sperare di avere un minimo di tutela e di riconoscimento per quella che con tutto il cuore vi auguro sarà la vostra famiglia per sempre.