martedì 8 aprile 2014

#iocimettolafaccia: MICHELA PASCALI

Questa è la storia di Michela, una splendida quarantunenne completamente realizzata: ha due figli stupendi, la passione per i cavalli, un cane, tanti gatti.
E ama Benedetta alla follia.


Cominciamo con le presentazioni. Chi sei? Quanti anni hai? Cosa fai nella vita?
Mi chiamo Michela Pascali, ho 41 anni e nella vita faccio l'impiegata statale per hobby, la mamma di Alessia e Lorenzo, 12 anni lei e 9 lui, come lavoro a tempo pieno.
Tutto il resto del mio tempo lo dedico ai cavalli e alla pratica del Qi gong e la meditazione in generale. Mi definirei lettrice famelica e sognatrice indefessa!

Ora, per conoscersi meglio. 
Dove sei nata e cresciuta? Come ‘è stata la tua adolescenza?
Sono nata a Lecce. Credo il mio essere salentina sia legato a qualcosa di ancestrale e magico. Amo il rosso argilloso e corposo di quella terra e rabbrividisco all'immensità del mare. Immensità che ho stentato a riconoscere anche quando avevo di fronte l'oceano. 
In realtà la mia infanzia mi ha voluta errabonda tra la Toscana prima, dove mio padre lavorava, il rientro temporaneo in Salento poi e Bologna, dove ci siamo trasferiti dopo la nascita di mia sorella più piccola e la sua grande battaglia presso l'ospedale Rizzoli per poter camminare.
Il giorno del nostro ritorno stabile in Salento avevo 9 anni all'incirca ed è a questa terra che sono legati i ricordi dell'adolescenza. Veloce, tormentata, solitaria nella mischia, la definirei un'adolescenza vissuta alla ricerca dell'indefinito!

E ora che sei grande, com’è la vita? 
E come la riempi?

Rispondo come risponderebbe mia figlia : "Mamma, tu non sei grande, sei vecchia!", per poi aggiungere che in realtà non ho definizione spazio-temporale e forse ha ragione Alessia perché riesco a sentirmi adolescente e vecchia insieme e il bello è che lo trovo meraviglioso! Ora che sono quarantunenne sono una donna in pace con me stessa perché sono una mamma; perché amo follemente la mia compagna, Benedetta; perché la mia grande amica Hari (il mio cavallo) mi fa volare nel vento; perché più che una famiglia siamo uno zoo (due cavalli, un cane e tanti gatti), perché amo la vita!

Meladailabrianza dice sempre che “Per ottenere diritti, bisogna avere visibilità; per avere visibilità, bisogna metterci la faccia”. Tu che significato dai al “metterci la faccia”?
Metterci la faccia è vivere e viversi. Metterci la faccia è non rivestire ruoli, ma percepire e trasmettere emozioni, è riconoscere il vero sé. 

Un episodio in cui ci hai “messo la faccia”?
Credo che uno degli episodi più esilaranti sia da riconnettere al lavoro!
Dovevo presentare una domanda per mie particolari esigenze al Ministero dal quale dipendo. Il mio collega disponibile e carino risponde ai miei quesiti con gentilezza fino a quando non gli chiedo se per caso la mia omosessualità potesse essere ostativa in qualche modo rispetto a quanto previsto dal regolamento. La sua espressione resterà per me ricordo indelebile di un genuino imbarazzo.

Ma soprattutto: perché tu hai scelto di metterci la faccia?
Ecco, ci metto la faccia per non vivere nella finzione, non vivrei! Per non sprecare la mia fantasia in bugie inutili e pesanti come catene! E per le espressioni di genuino imbarazzo, perché tutti gli episodi in cui c'ho messo la faccia mi rimandano al volto di chi avevo di fronte. Forse la faccia si ritrovano a mettercela loro nel dover affrontare ciò che li spoglia, nudi davanti a se stessi.

Un augurio o auspicio da lasciare a chi ci legge …
Il mio augurio è fatto di luce, quella che gli occhi conquistano quando non hanno più bisogno di maschera. Amare è divino. Essere amati è un dono meraviglioso che si nutre di sincera nudità. Ciò che è nascosto crea diffidenza, innalza barriere. E chi vuole semplicemente essere libero di amare non può essere alla ricerca di nemici. 



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